La cultura del caffè si diffonde in tutta Europa già a partire dal 1700. Le caffetterie erano luoghi d’incontro riservati alla borghesia e agli artisti, in cui scambiare idee e socializzare. La più importante rivista dell’Illuminismo italiano si chiamava proprio “Caffè” perchè simulava le discussioni in un caffè. Dell’espresso però, al tempo, ancora nessuna traccia.
Bisogna aspettare la fine dell’800 perchè Angelo Moriondo brevetti a Torino la prima macchina a vapore in grado di ottimizzare il tempo di estrazione del caffè, che viene così preparato e servito in tempi record al cliente. Da qui il nome “espresso”.
La sua produzione in serie, però, inizia solo qualche anno dopo, grazie ad un accordo fra il milanese Luigi Bezzera e Desiderio Pavoni, che nel 1905 creano “Ideale” e la distribuiscono in tutta Italia. Stile Liberty, secondo i dettami dell’epoca, con decorazioni che raffigurano una pianta di caffè, e fornello a gas. Nel 1910 anche la Victoria Arduino, grande azienda pioniera del settore, dà il via alla propria produzione.
Ideale
Nel primo dopoguerra il numero di locali pubblici che servono l’espresso cresce esponenzialmente, così come il suo consumo. Viene servito prevalentemente al tavolo, in tazzina. Per soddisfare la richiesta crescente di macchine da caffè, nel 1930 Giuseppe Cimbali avvia la sua prima produzione e crea “La Rapida”.
La Rapida
Nel secondo dopoguerra, all’inizio degli anni ’50, avviene una grande rivoluzione tecnologica: viene inventata la leva, un’innovazione in grado di pompare acqua molto calda ad alta pressione sulla polvere del caffè. Così, il caffè non viene più bruciato dal vapore - come avveniva invece in precedenza - e se ne possono estrarre gli aromi. Non solo! Grazie alla leva, frutto dall’ingegnosità di Achille Gaggia e Officine Faema, è possibile ottenere la crema tipica dell’espresso a cui siamo ormai tanto abituati. L’espresso diventa un vero rito quotidiano, a cui è quasi impossibile resistere…
A cavallo fra gli anni ’60 e ’70, epoca di benessere, sviluppo e industrializzazione, le macchine del caffè si trasformano in veri e propri oggetti di design prodotti in serie: per realizzarle vengono coinvolti famosi architetti e designer e ci si sbizzarrisce con colori, forme, materiali. Nasce “La Pitagora” di La Cimbali.
La Pitagora
Fra gli anni ’80 e ’90 le macchine del’espresso diventano un simbolo del Made in Italy in tutto il mondo, con il loro stile pulito ed elegante, il design minimal e una tecnologia all’avanguardia che consente anche di dosare la quantità di caffè erogato.
Con l’avvento del nuovo millenio, l’espresso ormai non si beve più solamente nei bar, ma anche negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, nelle librerie e nelle boutique. Comincia a prendere vita anche una vera e propria comunità di aficionados, di barman professionisti e di specialisti del caffè sempre più attenti alla qualità del caffè servito e al suo profilo organolettico.
Le macchine da caffè diventano sempre più tecnologiche e user-friendly, per andare incontro alle esigenze di baristi specializzati e di una clientela sempre più esigente.
M100 di La Cimbali
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La Cimbali sarà al Milan Coffee Festival con una serie di attività e un Espresso Bar. A breve tutti i dettagli.